Taormina – E’ il secondo giorno, quello del disgelo. L’incontro tra i grandi della terra prosegue ed è chiaro sui loro volti – già all’apertura della nuova conferenza – che a questo G7 serva un cambio di rotta prima dei saluti.
Intanto, le vie di Taormina sono avvolte in un apparente silenzio. All’Hotel San Domenico si comincia di buon mattino per la sessione “Outreach”, che aggiungerà dei posti a tavola per i leader delle istituzioni del continente africano.
Le telecamere inquadrano allora la sala addobbata con molte più bandiere del previsto, ancora vuota. I registi possono così cedere alla tentazione di concentrarsi sulle rovine dell’acquedotto romano, sul panorama che offre agli schermi l’insolita quiete dell’Etna e di un placido mar Ionio. Già, le bellezze di Taormina, capitale del mondo ancora per qualche ora, sono in netto contrasto con quanto sta succedendo tra i capi di stato.
Se la stampa aveva infatti anticipato quanto sarebbe potuto succedere, calcolando le forti pressioni di Germania e USA, i fatti di Manchester e l’esordio di ben quattro presidenti, gli incontri di ieri non hanno fatto che confermare la forte difficoltà del summit a decollare.
Si svolge comunque secondo programma l’incontro coi padroni delle sorti dell’Africa. I riflettori sono tutti su Paolo Gentiloni, che ha portato a casa ieri l’accordo su sicurezza e lotta al terrorismo ed esordisce sicuro in un meeting in cui c’è molto meno da temere. E le prime parole del premier sono esattamente per la Perla dello Jonio: “La scelta di Taormina e della Sicilia come sede di questo vertice – dice agli ospiti africani – dice in sé quanto sia importante per noi il rapporto col vostro continente. Ci troviamo nel cuore del Mediteranno, mare nel quale convergono tradizioni, storie, fedi religiose di tre continenti diversi, tra cui il vostro”.
Il lessico della convergenza, dell’incontro è insomma quello a cui tiene il premier italiano, che ha però incassato ieri la chiara bocciatura della bozza italiana sul tema dei migranti. La sensazione è che parecchi dossier resteranno aperti, se davvero si è celebrata in Sicilia l’ulteriore deriva di parecchie posizioni di politica internazionale. In molti parlano di “G6 contro 1”, se è vero che Donald Trump – al suo primo vertice – non ratificherà gli accordi di Parigi sul clima e si è già arroccato sulla scelta del protezionismo. E d’altronde si sentono voci unanimi nella sala stampa internazionale: “It’s the Donald show!”, commenta una corrispondente inglese accanto ad un collega tedesco; “Parlano due lingue completamente diverse. Non può esserci dialogo” è invece quanto riferisce un italiano al telefono con la propria redazione.
Il G7 è quindi spaccato, come mai prima d’ora e l’immagine dei capi di stato in posa al Teatro Greco, “dei due mari”, è già in archivio. La premier britannica Theresa May ha salutato tutti dopo la cerimonia di apertura per tornare a Downing Street, dove in queste ore si lavora al dopo attentato. Si è poi inasprita la posizione dell’Unione Europea nei confronti della Russia, fuori dal vertice per le sanzioni imposte e che Donald Tusk ha dichiarato che sia il caso di inasprire.
E dopo lo scontro in apertura, Donald Trump e Angela Merkel hanno comunicato che non terranno una conferenza stampa conclusiva nel pomeriggio, come farà Paolo Gentiloni alle 15:00 prima degli altri capi di stato.
Con accordi ancora sul tavolo che con ogni probabilità non saranno ratificati, è certo che bisogna evitare domande scomode per i due maggiori azionisti del vertice. Commercio, Russiagate e migranti rischiano di produrre ulteriori tensioni, ma va tutto rinviato al prossimo G20, ospitato dalla Germania per allargare all’Asia responsabilità e proposta di possibili soluzioni.
Finito l’incontro Gentiloni saluta dunque i leader africani e poi tutti giù per le vie di Taormina. In prima fila Emmanuel Macron, entusiasta fin dalla notte della sua scalata all’Eliseo ed anche il presidente canadese Justin Trudeau, vero outsider mediatico del vertice. Ed ecco le telecamere rivolte su Melania Trump: “Assessore, it’s correct?” , dice la first lady stringendo la mano ad uno dei componenti dell’amministrazione di Taormina, mitigando col proprio sorriso le scorribande del marito intorno al tavolo della mediazione.
Il summit è insomma in dirittura d’arrivo, parecchio indietro rispetto all’agenda dei capi di stato ma tutt’altro che “una sterile parata”, “una liturgia superata dalla storia”, come bollato da voci fuori dal coro.
Se i risultati del dialogo possono certo essere deludenti, l’Italia vince la scommessa di un vertice ospitato nell’estremo Sud d’Europa. Il G7 ha seri dubbi sulle proprie sorti, sul rischio di restare al palo, ma non sulla scelta del governo italiano di Taormina come scenario dell’ennesima passerella internazionale. La roccaforte della Magna Grecia, il suo paesaggio si stagliano davanti gli occhi meravigliati di tutti i popoli: è proprio vero che la bellezza salverà il mondo.