Qualche ora dopo l’interrogatorio di garanzia, tornato in carcere, si è suicidato. Questo il tragico epilogo per un ventiquattrenne tunisino che era stato arrestato lo scorso 20 febbraio dalla Polizia di Stato.
A togliersi la vita Aymen Dahech, 24 anni, che era finito in manette insieme a due connazionali, una donna di 30 anni e un ragazzo di 18 anni. A chiedere l’intervento della Polizia era stato l’autista di un autobus Atm che, nella zona di Torre Faro, incrociò la donna che chiedeva aiuto. L’intervento dei poliziotti e gli accertamenti che seguirono permisero agli agenti di individuare delle responsabilità in capo ai tre stranieri.
Secondo la ricostruzione effettuata dai poliziotti, proprio la trentenne amica della vittima le aveva chiesto di vedersi, ma a raggiungerla furono i due uomini che la minacciarono con una bottiglia di vetro rotto e la portarono in spiaggia dove la picchiarono con schiaffi, pugni e calci, le rubarono lo smartphone, il portafogli e i documenti di soggiorno compresa la carta di credito. Solo con un espediente la vittima riuscì ad allontanarsi e a chiedere aiuto all’autista dell’autobus che in quel momento passava dalla zona e che fece salire a bordo la ragazza.
Alla base della vicenda, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la gelosia della trentenne nei confronti della vittima per lo stesso uomo. Quella stessa notte i poliziotti riuscirono a identificare i tre responsabili, che vennero arrestati e portati in carcere come chiesto dal sostituto procuratore Francesca Bonanzinga e accordato dal gip Simona Finocchiaro. Dopo l’interrogatorio di garanzia davanti a quest’ultimo magistrato il ventiquattrenne, rientrato alla casa circondariale, si è tolto la vita.