Merì – È ancora sotto sequestro il parcheggio di Piazza Italia ’90, l’area antistante il Campo Sportivo di Merì dove giovedì sera è stato trovato il corpo senza vita di Ayman Serti, 16 anni.
L’area è ancora transennata. Gli amici hanno deposto fiori e qualche pensiero. “Che Allah sia con te” oppure “Ciao Ricciolone non meritavi tutto questo”. I familiari di Ayman vanno e vengono da quell’area. Guardano quei fiori con malinconia, gettano uno sguardo a quel punto in cui, vicino a una latta di vernice, è stato trovato il corpo del loro “piccolo”. C’è il papà di Ayman con quegli occhi tristi e con il suo italiano stentato a spiegarti lo sconforto degli ultimi giorni. Lui, onesto lavoratore, non si capacità di fronte a quelle transenne e accarezza la foto del figlio.
La famiglia sta organizzando il funerale in Marocco, nel paesino d’origine della famiglia Serti. Attende solo che avvenga la restituzione della salma. I Carabinieri propendono ancora per la pista del suicidio e attendono l’esito degli accertamenti autoptici e tossicologici. La famiglia, dal canto suo, chiede solo giustizia. Ce lo dice il fratello Ayyoub, raggiunto telefonicamente e intervistato. Ci ha raccontato gli ultimi momenti insieme a suo fratello in quella maledetta sera di giovedì: “Vogliamo la Giustizia, vogliamo un passo avanti. Ayman si spaventava anche del buio. Dormiva vicino a mia madre. Uno che dorme vicino a sua madre non può togliersi la vita”.
Le indagini proseguono, la famiglia ai Ayman attende in silenzio. In un composto dolore che traspare dagli occhi e che è racchiuso tutto nella tenera carezza a una foto.