Non credono che il loro ragazzo abbia scelto di togliersi la vita. E’ grande il dolore dei familiari del giovane Ayman Serti, il sedicenne di origini marocchine trovato privo di vita e con il corpo semicarbonizzato in piazza Italia ’90, di fronte al campo sportivo di Merì.
La famiglia è convinta, piuttosto, che Ayman sia stato ucciso. E per questo si è affidata all’Avvocato Giuseppe Coppolino. Ieri si è tenuta l’autopsia sul corpo del giovanissimo, rinvenuto cadavere nella tarda serata di venerdì. Sulle prime risultanze vige comprensibile riserbo in una parte in cui le indagini proseguono in maniera incessante a 360 gradi, battendo tuttavia preferibilmente la pista dell’atto autolesionistico.
Ayman era in giro quando il fratello gli ha mandato un messaggio per prendere delle pizze. Alla fine, a prenderle ci è andato lui stesso perché di Ayman non c’erano notizie. I familiari hanno provato a chiamarlo più volte, senza ottenere risposta alcuna. Poi il macabro ritrovamento a opera dei Carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto. Accanto al corpo di Ayman c’era anche il suo telefono, risparmiato dalle fiamme e sul quale ovviamente saranno eseguiti accertamenti tecnico-informatici per poterne verificare il contenuto. Chissà che proprio nel dispositivo mobile non ci sia la chiave di volta per delineare in maniera netta i contorni di un giallo che ha gettato profondo sgomento nella comunità meriese e del comprensorio.
Il sedicenne da poco aveva cambiato scuola. Studiava a Barcellona Pozzo di Gotto, dove tanti compagni e amici sono rimasti attoniti di fronte alla notizia. La famiglia Serti è assolutamente ben integrata nel contesto sociale meriese. Chiede solo chiarezza su quanto avvenuto nella serata di giovedì in quel parcheggio davanti al campo sportivo. Il padre è un onesto lavoratore, la madre è casalinga e anche il fratello e la sorella di Ayman svolgono attività lavorativa. E anche Ayman era un ragazzo per bene. Studiava e in estate lavorava per contribuire al bilancio familiare.