Il Gup del Tribunale di Patti Eugenio Aliquò, a conclusione del giudizio col rito abbreviato, ha condannato a tre anni e due mesi di reclusione l’ingegnere Basilio Ceraolo, 72 anni, accusato di tentata induzione indebita a dare o promettere utilità. Il professionista era imputato per la richiesta di una tangente da 100 mila euro, oltre a beni ed altre utilità, avanzata nella qualità di direttore dei lavori ai confronti dell’impresa esecutrice dell’intervento di consolidamento di un costone roccioso a valle di via Cappuccini a San Marco d’Alunzio.
All’uomo, cui è stata riconosciuta la riduzione per la scelta del rito abbreviata con la pena da scontare ai domiciliari a decorrere dall’irrevocabilità della sentenza, è stata applicata l’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e l’incapacità di contrarre con la pubblica amministrazione, con condanna alle spese processuali ed al risarcimento del danno, da liquidarsi in separata sede, in favore del titolare dell’impresa di Acireale esecutrice dei lavori.
Fu proprio la denuncia dell’imprenditore, infatti, a far scattare l’indagine condotta dalla Guardia di Finanza della tenenza di Sant’Agata Militello e coordinata dalla Procura della Repubblica di Patti per cui, nel novembre 2021, Ceraolo fu posto agli arresti domiciliari. Secondo i riscontri investigativi, il direttore dei lavori avrebbe suggerito al titolare della ditta un accordo per ricavare benefici economici dalla modifica in corso d’opera di alcuni interventi previsti nel capitolato dell’appalto, aggiudicato nell’estate 2020 per poco più di 1,7 milioni dalla struttura commissariale contro il dissesto idrogeologico.