Tante le manifestazioni collaterali alla “Giornata Mondiale dell’Istruzione”, ma non sufficienti. Lacune ancora profonde, e forti contraddizioni da districare. Motivo per cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha istituito nel 2018 tale ricorrenza, con data fissata al 24 gennaio, per accendere i riflettori sulle urgenze da risolvere, e stimolare la sensibilità di tutti.
Per chi più, per chi meno, non in tutti attecchirà allo stesso modo, ma di certo ne hanno sentito forte la spinta due operatrici del settore che si sono fatte portavoce di un pensiero forse comune, ma dai più taciuto. Dal milanese, due docenti dell’Istituto Comprensivo “Anna Frank” di Sesto San Giovanni – Irene Pozzi, dello stesso sestese, e Giulia Lapoli, del piccolo comune nebroideo di Raccuja – entrambe laureate con il massimo dei voti ed incessantemente impegnate nel sociale, hanno deciso di non lasciare inosservate questioni di importanza umanitaria.
Cuore e tastiera alla mano, forse per deformazione professionale secondo cui bisogna impegnarsi per migliorare le cose, hanno messo su foglio digitale le loro riflessioni inoltrandole alla coscienza di tutti attraverso una lettera aperta, che pubblichiamo di seguito:
“La giornata mondiale dell’educazione tratta dei temi che noi, in quanto pedagogiste, insegnanti, tecnici riabilitativi per disabili, sentiamo fortemente e particolarmente nostri sotto tanti aspetti.
L’Assemblea Generale delle Nazioni unite ha proclamato il 24 gennaio “Giornata mondiale dell’istruzione”, per onorare il ruolo d’istruzione, fondamentale nella formazione dell’individuo come diritto cruciale e di sviluppo di una società sostenibile.
Il 24 gennaio diventa, quindi, un’ottima occasione per farci riflettere sul diritto alla studio.
Il diritto allo studio è riportato nell’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: “Ogni individuo ha diritto all’istruzione”. L’articolo 26 sottolinea come l’istruzione debba essere gratuita e obbligatoria almeno per quanto riguarda le classi elementari e ribadisce che le classi medie e superiori devono poter essere accessibili a chiunque.
L’istruzione, nel bene e nel male, ha subito un’evoluzione negli ultimi anni. Per esempio, la pandemia ha senza dubbio accentuato l’utilizzo dei dispositivi, strumenti tecnologici, per assistere alle lezioni da remoto, purtroppo, limitando così i contatti umani per favorire quelli virtuali.
L’istruzione, negli anni ha compiuto innumerevoli passi avanti, introducendo argomenti quali l’accessibilità agli studi e l’inclusività che abbraccia tutte le realtà umane.
Tutto ciò pur mantenendo, come ha sempre ribadito Maria Montessori, “l’identità psichica e intellettiva unica e irripetibile di ogni bambino che per questo, nel rispetto del proprio sviluppo, deve essere accompagnato nella crescita in modo da potersi esprimere liberamente”.
Lo studio non è solo acquisizione di conoscenze specifiche o tecniche, ma è anche apprendimento di valori quali la tolleranza, la comprensione e la pace, fondamentali per diventare cittadini del mondo.
Studiare è dunque un diritto fondamentale che, però, non viene sempre rispettato. Non mancano infatti le criticità, le diseguaglianze e i problemi ancora da risolvere. Di fatti, proprio un mese fa, abbiamo avuto l’esempio dello stato afghano che ha vietato nuovamente il diritto allo studio alle donne afghane.
A noi tutto questo non è proprio piaciuto. Si tratta, dunque, di una chiara violazione del loro diritto all’istruzione. Riteniamo, in quanto professioniste ma in primis in quanto esseri umani e donne, che tali restrizioni impongano alle donne ed alle ragazze afghane di rimanere nelle quattro mura domestiche sottomesse.
Ribadiamo, l’istruzione è un diritto umano fondamentale! Escludere le donne e le ragazze dall’istruzione secondaria e terziaria non solo nega loro questo diritto, ma nega alla società afgana il beneficio dei contributi che le donne e le ragazze hanno da offrire, nega un futuro a tutto l’Afghanistan.
Inoltre impedire alle donne di lavorare oltre a rappresentare una discriminazione inaccettabile è una scelta stupida anche dal punto di vista economico che comportare una perdita economica, di un Paese che non naviga certo nella ricchezza, ma soprattutto perché la persecuzione di genere è un crimine contro l’umanità che andrebbe severamente punito.
La società dovrebbe impegnarsi, aprirsi ed interessarsi maggiormente a queste problematiche, soprattutto l’ultima tematica da noi trattata e non sottovalutarle, come spesso accade.
Le famiglie dovrebbero confrontarsi, creare delle solide relazione, prestare ascolto e documentarsi per un avvenire migliore dei nostri bambini e ragazzi.
Come scrisse la cara e nostra ispiratrice Maria Montessori l’educazione è tale quando si configura come “aiuto alla vita che si svolge, non imposizione dall’esterno ma bensì FARO CHE ILLUMINA IL CAMMINO” inoltre è importante: Sapere, saper fare, saper essere…”
Dott.ssa Lapoli Giulia, Dott.ssa Pozzi Irene.