Monforte San Giorgio – “Sant’Agata facitinni a grazia, li turchi faciti scappari, Sant’Agata facitinni a grazia ‘ca Katabba ama sunari”. Così scrivono i Malanova nella canzone che porta il nome di questa antichissima tradizione monfortese.
Storia e religione, cultura e identità di un popolo si fondono per creare un’atmosfera che ha delle note quasi mistiche. La Katabba è Monforte, la sua essenza più fine. Dal 17 gennaio fino al 5 febbraio, giorno in cui San’Aiutuzza viene celebrata, a Monforte si suona la Katabba. Le campane della Chiesa di Sant’Agata si lasciano andare ad uno scampanio che cambia ritmo. Piano, poi forte, poi dirompente e i tamburi intanto all’impazzata annunciano che Ruggero D’Altavilla su un cammello insieme ad un esercito a cavallo sta arrivando per liberare Monforte.
Come raccontano gli appunti, condivisi dall’Amministrazione Monfortese e firmati da Guglielmo Scoglio e Giuseppe Ardizzone Gullo, il 17 Gennaio, giorno di Sant’Antonio Abate, inizia a Monforte San Giorgio il caratteristico suono della Katàba o Katàbba. Come anticipato tutto nasce dalla torre campanaria della Chiesa di Sant’Agata. Lì due fedeli danno inizio al suono. Uno si occupa della campana, l’altro del tamburo. Il ritmo, la melodia, la musica che racconta la storia è scritta nella memoria del popolo e viene gelosamente tramandata da padre in figlio. “Il suono si ripete ininterrottamente per 19 giorni, -si legge- un’ora prima dell’alba ed un’ora dopo il tramonto, fino al 5 Febbraio, giorno della Festa di Sant’Agata con un richiamo il giorno dedicato a Sant’Apollonia, il nove Febbraio.”
Da dove nasce tutto questo? È l’anno 1061. Ruggero di Altavilla, conte Normanno, insieme al fratello maggiore Roberto, avviano una spedizione per conquistare la Sicilia. Messina è presa. Poi anche Rometta. È la volta di Monforte: la Tammurinata e Campanata di Sant’Agata ricordano questo momento storico, che viene ricordato con il nome di Katabba. “Le campane e il tamburo, appunto, -si legge ancora- mezzi di richiamo del mondo cristiano il primo, di quello musulmano il secondo, rievocano le varie fasi dell’avvenimento: il passo del cammello cavalcato da Ruggero, il trotto dei cavalli, lo scalpiccio dei soldati vengono resi realisticamente dai suoni più o meno intensi dei due strumenti che riproducono anche l’atmosfera festosa seguita alla liberazione. Attiva o interrompe la campanata (Katàbba).”
Intanto per domenica 29 gennaio l’associazione Katabba ha previsto, a partire dalle ore 10,00, una serie di iniziative. Innanzitutto il classico Gran Corteo Storico, che calerà Monforte ancora di più nell’atmosfera medievale. Durante la giornata della Katabba si potranno degustare gli “arancini dell’emiro” e “panem et porcus”. Animazione, giocolieri, artisti di strada, mangiafuoco e visite guidate faranno da sfondo al tutto.