San Pier Niceto – Un ritrovamento fatto quasi per caso in un pomeriggio invernale. L’arguzia di cercare e scovare proprio ciò che andava trovato per scipparlo dalle grinfie dell’oblio. Un lavoro davvero minuzioso, fatto di studio ed esame attento delle fonti. È questo il retroscena che si cela dietro l’ultima fatica letteraria dello storico Marco Spada “Dal Niceto al Nilo – Storia di una prigionia in terra d’Africa“.
Noi vi avevamo già parlato di questa storia (trovate gli articoli con le video interviste qui e qui). Siamo a San Pier Niceto. Qui, quasi per caso, il dott. Spada ha trovato una cinquantina di lettera che raccontano il dramma della prigionia, numerose incognite da dover risolvere e una storiografia pressoché assente sull’argomento.
Queste lettere risalgono alla Seconda Guerra Mondiale e sono state scritte da Peppino Sgrò, chiamato dagli abitanti di San Pier Niceto col soprannome di Peppinu da vinedda. Peppino era un fante del 75° Reggimento fanteria “Napoli”. Un ragazzo poco più che ventenne ritrovatosi a dover affrontare l’inferno della Seconda guerra mondiale e della prigionia nei lager inglesi.
Cosa raccontano queste lettere che Peppino scriveva e spediva a San Pier Niceto, ai suoi cari? Raccontano una fetta della storiografia, ovvero quella riguardante i campi di concentramento degli Alleati in Africa, che non è mai stata messa in risalto, se non in un lavoro di Arrigo Petacco e in alcuni studi del prof. Labanca. All’interno dei lager inglesi in Egitto, i prigionieri erano in primis italiani. Una storia di cui si parla pochissimo, ma che è comune a tanti connazionali: la vita dei campi, la lotta per la sopravvivenza. Peppino si trovava all’interno del campo di concentramento di Fayed e lì Peppino lottava per la sua sopravvivenza. Lui visse, grazie sopratutto alla sua astuzia, al suo profondo senso di solidarietà e alla sua passione per la musica. Gli spartiti scritti sulle cartoline militari e il flauto lo condurranno verso una salvezza che sembrava inarrivabile. Un libro necessario per gli appassionati e gli addetti ai lavori del settore storico e non solo.
A scriverlo Marco Spada, dottore in Scienze storiche presso l’Università di Messina, e direttore del blog politico “Il Conservatore”. Spada è anche giornalista e vicedirettore del quotidiano siciliano “Il Tirrenico”. Come coautore, ha curato e collaborato al saggio del Prof. Salvatore Di Bartolo “La grande utopia” sul Reddito di cittadinanza. Saggista e analista, si occupa prevalentemente della storia del Novecento italiano.