Gualtieri Sicaminò – Stornelli cantati in dialetto, ricordati a memoria e trasmessi da padre in figlio affinché nessuno dimentichi una storia così importante. Nenie dolci e semplici, che profumano di suoni di zampogne e voci stridule attorno a un Presepe. È la Novena di Natale quella che Sicilia da Scoprire vuole raccontare. Una tradizione che in tutta la Sicilia è molto sentita e ricca di aneddoti. Due puntate che vi faranno scoprire quella vera magia che anima i 9 giorni antecedenti al Natale. In questo viaggio ci guiderà Giancarlo Cigala, giovane da sempre impegnato nella vita parrocchiale della Valle del Mela.
“U viaggiu dulusuru” si chiama e viene cantato ogni anno a Gualtieri Sicaminò subito dopo la tradizionale Novena di Natale. Una viaggio che dura 9 giorni, tanti quanto la novena appunto, e che racconta, sera dopo sera, la storia di Giuseppe. Dalla partenza da Nazaret fino all’arrivo a Betlemme con tutte le difficoltà nel trovare un alloggio e infine il rifugio nella stalla. Una tradizione molto antica quella gualtierese, che sopravvive da generazioni.
Poi c’era “U zuccu” di Natale: prima della Messa della Mezzanotte Santa, tutti si riunivano attorno a questo fuoco realizzato dalle radici degli alberi.
Una particolarità della novena natalizia è che in alcuni comuni, come Santa Lucia o San Pier Niceto (di cui ci occuperemo nella prossima parte), viene celebrata all’aurora. Le prime luci dell’alba corrispondono con i primi rintocchi di campane. Suona la zampogna che indica l’inizio della novena e dei canti. Perchè questa scelta? Perchè proprio al mattino così presto? Si, molte fonti parlano di esigenze lavorative. Eppure Giancarlo Cigala intesse un ragionamento che parte dall’antico culto solare che poi i Cristiani hanno fatto loro. Basti pensare al giorno del 25 dicembre, nascita di Gesù, che si innesta con la festa del Dies Natalis Solis Invicti.
“Celebrare questi culti al far del mattino, –dichiara– quando appunto il sole sorge, in realtà ripropone nell’oggi, nella nostra quotidianità ciò che un tempo era consuetudine. Basti pensare alla vita dei nostri nonni, quando non c’era l’elettricità. Le vite ruotavano attorno a quelle poche ore di luce disponili.”
Giancarlo continua poi a raccontarci di quanto la luce e il mese di dicembre siano legati in realtà da tanto tempo. Il 13 dicembre ad esempio si celebra Lucia, la martire siracusana: già il suo nome è un rinvio alla luce. “Non a caso anticamente, prima della riforma del calendario gregoriano, era considerato il giorno di Santa Lucia quello più breve dell’anno, mentre oggi sappiamo che è il 21 dicembre, il solstizio.”
Non solo antiche tradizioni e novene, ma anche opere d’arte dalla bellezza unica. È il caso dell’antico presepe di Pace del Mela, conservato nella Chiesa di Maria della Visitazione. A costruirlo è stato un artigiano locale, che ha utilizzato terracotta, cartapesta e vari materiali. Questo presepe ha una particolarità: i personaggi che stanno attorno alla Sacra Famiglia sono dei veri abitanti di Pace del Mela dell’epoca che l’artista ha voluto immortalare lì. Dai tratti fisici alle abitudini: un presepe che sembra immortalare la Pace del Mela del la fine dell’ottocento.
Ancora oggi qualche anziano ricollega il volto a quella particolare persona, magari perché ricordo di un racconto lontano nel tempo.