Ricorre oggi il sesto anniversario della frana che il 5 ottobre 2015 invase violentemente la carreggiata della A18 Messina – Catania all’altezza di Letojanni. A sei anni di distanza, giunge la nota di protesta da parte del movimento “Cittadinanzattiva – Comitato Territoriale “Autostrade Sicure” che denuncia i ritardi nell’esecuzione delle opere.
“Dopo 6 anni si continua a viaggiare in emergenza, la Sicilia ostaggio dell’indifferenza, alle dichiarazioni non seguono mai fatti concreti – si legge nella nota -. I siciliani ancora aspettano la riapertura ad agosto 2021 di una carreggiata lungo la frana, l’annuncio era stato fatto dopo un sopralluogo al cantiere svoltosi lo scorso marzo, dal presidente del Cas Francesco Restuccia. Come era prevedibile, l’impegno pubblico preso è stato disatteso, con grande disappunto da parte di tutti gli utenti che pagano il pedaggio.
Promesse che non coincidono con la realtà dei fatti – prosegue Cittadinanzattiva – Comitato territoriale “Autostrade Sicure” – e lavori che vanno a rilento in attesa di cosa? Il costo dell’opera è di oltre 20 milioni di euro e vista la lentezza non sono da escludere nuove varianti al progetto che ne faranno lievitare il costo, un classico italico conosciuto e tollerato da tutti, ma non dai siciliani che sono stanchi di subire.
Il cantiere vive una situazione di emergenza, con i detriti lasciati a bordo strada e la terra della frana pericolosamente accumulata sulla collina “in caso di forti nubifragi la terra mista a fango potrebbe ricadere ancora nell’unica carreggiata aperta al traffico e bloccare la viabilità della Sicilia orientale”. Nel cantiere si nota una originale e colorata carpenteria, con pochissimi operai al lavoro, periodicamente se ne contano da uno a tre, un vero e proprio sfregio ai siciliani che produce un grave danno di immagine.
Cittadinanzattiva – conclude la nota – prende atto che le Autostrade italiane si sono fermate a Reggio Calabria. I siciliani che già subiscono i danni dell’insularità non sono figli di un Dio minore e pretendono, investimenti e infrastrutture adeguate che devono essere gestiti dall’Anas.