Monforte San Giorgio – 1650, è il sabato antecedente la prima domenica di settembre. Una catena umana di pellegrini e fedeli per la prima volta muove dall’eremo di Crispino. Piedi scalzi e torce in mano. Da Milazzo si vede una lunga catena luminosa. Zampogne e tamburi suonano a festa e il prete custodisce un’urna preziosa. Una processione lunghissima che arriverà sino alla Chiesa Madre di Monforte San Giorgio. È il capello di Maria “U Capidduzzu di Maria“.
Paganesimo e religione si prendono per mano in un rito che affonda le sue radici nell’antica Grecia e che richiama il mito di Demetra e Proserpina. Il cambio delle stagioni, i rituali un prospero raccolto, l’uva nuova e le olive che dovranno essere eccellenti per fare scorte per l’inverno.
Le torce dei fedeli che illuminano la notte monfortese diventano un richiamo del fuoco di Demetra, mentre la vita pastorale rivive nel suono delle zampogne .
È un il 964. Bisogna salvare un quadro di Maria dalla furia iconoclasta degli arabi. Dove nasconderlo? C’è una grotta nella vallata di Crispino, a Pellegrino, frazione di Monforte San Giorgio. È questo il luogo più sicuro. Lì verrà custodita per secoli e così riuscirà a scampare alla furia araba. Raffigurava la Madre di Dio dipinta su una preziosa tavola di cedro dal Libano.
È il 1507: Antonello Gagini scolpisce su commissione la statua di Maria di Crispino. Circa un secolo prima era nata la Chiesetta.
E “U Capidduzzu di Maria”? Come arriva a Monforte San Giorgio un frammento di capelli della Vergine Maria?
Facciamo un salto al 1642: il sacerdote Paolo Teloia di Randazzo riceve in dono dal Cardinale Ruìz del Val un frammento di capelli di Maria. Paolo Tripla lo dona a sua volta a Padre Antonio Faranda.
Nel 1650 Padre Antonio Faranda donava all’eremo crispiniano il frammento di Capello di Maria Vergine, per atti del notaio Federico Dolcetta di Messina.
Una donazione che aveva un vincolo: onorare la reliquia e venerarla nei giorni prestabiliti.
Da dove proviene il capello di Maria custodito a Monforte? La sua origine è legata alla storia della Madonna della Lettera. Si tratta infatti di un frammento della ciocca di capelli con la quale Maria legò la lettera che invio ai messinesi.
Però non finisce qui. Il capello era conteso tra Monforte e Milazzo. I primi ebbero la meglio. Dovettero però sottoscrivere un patto: la processione del “Capidduzzu” deve avvenire in modo irrevocabile ogni anno il sabato antecedente la prima domenica di settembre, anche in caso di temporale o pioggia.
Se così non fosse e da Milazzo non vedessero le torce in processione in lontananza, il Capello andrebbe assegnato ai milazzesi. Anticamente (prima della nascita della frazione di Pellegrino nel ‘700) la processione partiva da Monforte e andava all’eremo di Crispino (costruito nel ‘400). Si parla addirittura dell’esistenza di due reliquie, due frammenti dei Capelli che la Vergine Maria donò ai messinesi nella famosa Lettera, e tutti e due appartenevano a Monforte. C’è infatti un documento risalente al XVII secolo e conservato nella chiesa madre di Monforte San Giorgio, che parla di un’altra reliquia di “Mariani Capelli – frasi testuali – avuti dal reverendissimo Pirri dell’Ordine dei Gerosolimitani di San Giovanni di Messina” tenuta nella chiesa, mentre in processione si venerava quello donato da Faranda.
Nel 1655, nella strada tra Pellegrino e Crispino, fu costruito un arco per richiamare i fedeli di Pellegrino alle funzioni religiose. In quel luogo era avvenuto un miracolo. Qualcosa accecò i cacciatori mentre tentavano di trasferire a Rocca la statua della Madonna.
C’è un viottolo che conduce alla grotta dove nascosero il quadro di Maria. Oggi è visitabile.
Nel video a seguire l’intervista a Padre Carmelo Barbera Rettore del Santuario.
Questo piccolo angolo di fede oggi è curato con amore e devozione dalla Fraternità “Piccolo Gregge dell’Immacolata”. Il Santuario è aperto tutti i giorni dell’anno dalle ore 07,00 alle ore 22,00.
È doveroso qui ricordare anche padre Luigi Celona, storico parroco di Pellegrino che nel cuore ha sempre avuto la devozione a Maria di Crispino.